giovedì 18 settembre 2008

23 Connotazione storica e sociale della verità

Un’altra acquisizione del nostro secolo è il fatto di concepire la verità scientifica come socialmente e storicamente connotata. Feyerabend fa notare che, dopo essere stata in passato la grande accusatrice di un sistema di verità imposte per fede (dalla chiesa e dalla filosofia metafisica) la scienza si è tramutata essa stessa, oggi, un sistema di fede e di potere (“il giudizio dello scienziato è accolto con la stessa reverenza con cui era accolto non troppo tempo fa quello di vescovi e cardinali”[1]). La sociologia della scienza ha affermato che il metodo scientifico non è un fatto asettico ed universale, ma connotato nell’ambiente sociale. Ciò vale per le macro-società, ed è risaputo. Ma vale anche per società locali, quali sono le Istituzioni nelle quali lo scienziato fa ricerca. Spesso questo non è ancora capito nelle aziende. In molte organizzazioni di ricerca legate all’industria il modello sotteso al metodo di ricerca è, a ben vedere, ancora quello tayloristico. E questo vale anche per le discipline umane: all’Isvor Fiat si parla di ingegnerizzazione della formazione! Così, nelle Università sulla ricerca si riverbera pesantemente il modello burocratico in cui pochi detengono il potere delle scelte e delle priorità
[1] P. Feyerabend, in Ian Hacking (a cura di) Rivoluzioni scientifiche, Laterza, 1989

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