sabato 27 dicembre 2008

36 Innovazione e dono

Non basta pensare alla gratuità dell’investimento in ricerca. Occorre metterci dentro anche una certa dose di dono.
Mi riferisco a un filone di riflessioni che fanno capo prevalentemente alla rivista MAUSS e che da anni propongono il “terzo paradigma” (Caillè) del “dono” (Godbout) come terza via tra individualismo e collettivismo, tra liberismo e socialismo. Ma dove stavano gli esempi di questo antiutilitarismo fino a pochi anni fa? Solo nelle famiglie, nelle relazioni amicali e nelle minoritarie esperienze di mutua solidarietà e di volontariato. Oggi il web sta letteralmente esplodendo di software open-suorce, forum, blog, sistemi wiki in cui, senza troppo sforzo, si possono vedere esempi molto ampi del paradigma del dono. L’Open source ha generato molta innovazione e ritorni economici. I forum tematici hanno una professionalità media elevata. In essi ci si forma più che nei corsi di formazione.

lunedì 22 dicembre 2008

35 Innovazione e gratuità

All’inizio del XIX secolo, alcuni scienziati si dedicarono a ricercare i modelli matematici che potevano descrivere i… nodi! La loro unica motivazione era la curiosità. Ma un secolo dopo, senza che fosse in alcun modo possibile prevederlo, abbiamo scoperto che i loro modelli sono molto utili per combattere i virus, molti dei quali operano alterando la forma della molecola di DNA inducendo la formazione di una sorta di nodo (K. Devlin, Il gene della matematica, Longanesi, Milano, 2002).
Inutilità.
Gratuità.
Provate a ricercare e scoprire qualcosa per il puro gusto dell’esplorazione.
Per il puro gusto della bellezza (gratis in latino è la contrazione di gratiis, ablativo di gratia, bellezza).
Per il puro gusto del gioco (A. Peretti, Il dubbio di Amleto, il gioco come modo di pensare, sentire, agire, Ed. dell’Orso, Alessandria, 2001).
Mettete “in frigorifero” quella scoperta: la tireremo fuori al momento opportuno in cui si rivelerà utile, remunerativa.
Un’organizzazione dovrebbe avere la forza di investire un po’ delle sue risorse in attività gratuite, inutili. Creare un ufficio che si occupi di ricerca di base. Oppure stabilire che a chiunque nell’organizzazione è riconosciuta una certa percentuale di tempo per la ricerca pura. Pura nel senso che non deve dare conto del perché, del quanto vale. Il perché sta nel divertimento, nella sfida, nella bellezza. Ma ciò che oggi sembra non valere nulla, domani potrebbe essere preziosissimo. Come l’inutile teoria dei nodi.

lunedì 1 dicembre 2008

34 Internet ci rende stupidi? Forse no!

I-Brain, il nuovo libro del neuro-scienziato Gary Small (http://www.drgarysmall.com/ ) afferma senz’altro che internet sta cambiando i nostri cervelli, ma risponde negativamente alla domanda di Nicholas Carr che abbiamo citato nel blog 27: Internet ci rende stupidi? L’osservazione tramite risonanza magnetica del funzionamento del cervello di un gruppo di 24 volontari di età anziana dimostra che l’uso di internet stimola positivamente il cervello. Sono attive tutte le aree normalmente attive nella lettura di un libro (riguardano il linguaggio, la memoria, la vista). Ma sono attive anche altre aree che riguardano la scelta e il ragionamento strutturato.
Chi naviga, dunque, forse fa surf sulla superficie dei concetti e delle informazioni, come dice Nicholas Carr. Ma è anche vero che si muove in ipertesti complessi, tra i quali deve adottare strategie, scelte, valutazioni. E, infine, decidere se rispondere a una mail o alzare il telefono. O uscire a incontrare direttamente un amico. Si veda anche l’articolo su wordpress: http://mediterranei.wordpress.com/2008/10/29/se-internet-ti-cambia-il-cervello/