domenica 6 aprile 2008

10 LA PERDITA DEL PUNTO DI ARCHIMEDE

Come è noto, si racconta che Archimede avesse detto la famosa frase "datemi un punto d'appoggio e vi solleverò il mondo". Naturalmente, facendo egli stesso parte del mondo, non poteva avere quel punto d'appoggio su cui fare leva. Il punto di Archimede è divenuto dunque il simbolo del punto di vista privilegiato, esterno al sistema, asettico, onnicomprensivo, da cui gli scienziati della scienza classica hanno cercato di condurre (o hanno affermato di condurre) le loro osservazioni.
Il "punto di Archimede" non esiste.
Esso va inteso sia come legge eterna e necessaria, sia come punto di osservazione asettico e non coinvolto; dire che tale punto privilegiato non esiste significa affermare che l'osservatore è coinvolto nel sistema di osservazione con l'oggetto osservato, in una ricorsività ineludibile: osservatore ed osservato si influenzano a vicenda. Dopo secoli di sterili ricerche del "punto archimedico", oggi l'osservatore viene reintegrato nel sistema che osserva. Questo fatto, che chiamiamo ricorsività, caratterizza oggi tutta l'epistemologia e tutte le scienze fisiche, naturali e sociali.
Questa ricorvità tra osservatore e osservato, tra soggetto e oggetto della conoscenza è oggi talmente forte, come convinzione, da portare molti metodologi a proporre di abbandonare definitivamente i termini stessi di osservatore ed osservato, di soggetto ed oggetto, che presuppongono una gerarchia, una priorità che non esistono in natura e sono state solo il frutto della nostra prospettiva antropocentrica.
Nel famosissimo paragrafo 32 di Essere e Tempo, Heidegger analizza il cosiddetto "circolo ermeneutico".
Una delle versioni del circolo ermeneutico (probabilmente la più famosa, ma anche la meno complessa) è proprio quella dell'ambivalenza e ricorsività che intercorre tra un osservatore e l'oggetto della sua osservazione. L'oggetto della conoscenza influenza il soggetto (infatti gli fornisce informazione), ma anche il soggetto influenza l'oggetto (infatti lo modifica, con il proprio intervento o con la propria interpretazione). E questo in un circolo senza inizio e senza fine. Heidegger diceva queste cose quando già il fenomeno era ben chiaro nel caso delle scienze umane, ma prima che all'umanità fossero chiare le scoperte di Heisenberg sul fatto che le cose funzionano così anche in fisica (principio di indeterminazione).

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