venerdì 18 aprile 2008

13 LE SCIENZE INESATTE

Mentre le scienze umane facevano i conti con la circolarità osservatore/osservato, accadevano cose inaudite proprio nel beato mondo delle scienze esatte: le previsioni newtoniane rispetto all'evoluzione dei pianeti incominciavano a mostrare alcune piccole pecche che, come crepe in una diga, si andavano piano piano ingrossando.
D'altro canto, comparivano sulla scena studi e teorie come quella di Einstein ("relatività"), di Boltzmann ("entropia") e Heisenberg ("indeterminazione"): il mondo certo della fisica (la più certa delle discipline positivistiche) si mostrava invece incerto ab imis fondamentis . Divenivano incerti proprio i concetti fondamentali che una volta erano scontatamente dati per certi, come quelli di spazio, di tempo, di energia, di osservabilità.
Accadde dunque un fenomeno impensabile si tempi del povero Comte, che aveva passato tutta la propria vita a cercare di dimostrare che la sociologia, benché si occupi di quell'oggetto incerto che è l'uomo, può essere scienza certa, in grado di dire e predire; aveva cercato di dimostrare che il sociologo, benché sia sempre un uomo che riflette sull'umanità -e dunque su se stesso- può evitare i pregiudizi, la soggettività.
Accadde infatti non già che le discipline umanistiche divennero esatte, ma che quelle esatte (la fisica, la chimica, l'ingegneria, ecc.) divennero -o meglio si riconobbero- come inesatte. E da questa straordinaria (e ancora oggi da molti rifiutata, in una sorta di strenua difesa) presa di coscienza esse derivarono la necessità di volgere l'attenzione agli apparati di ricerca che le discipline umanistiche (invischiate nel problema dell'imprecisione e dell'incertezza da sempre) avevano elaborato.
Il mito della modernità venne abbandonato, perché:
a - nel momento in cui osserva, in cui conduce un esperimento, lo scienziato sta già modificando quella realtà che in sua assenza era sicuramente diversa (ma egli non potrà mai sapere come); ad esempio, il principio di indeterminazione di Heisenberg afferma che è impossibile determinare contemporaneamente posizione e velocità di una particella elementare con una precisione superiore ad un certo limite; una delle ragioni di questo limite (che dipende dalla costante di Planck) è legata al fatto che nel momento in cui osservo una particella io letteralmente la "bombardo" e dunque la sposto, la modifico;
b - non esiste un punto di osservazione neutrale, lo scienziato osserva sempre a partire dalle proprie pre-conoscenze, dai propri pre-giudizi, perché egli è un uomo che "esiste nel mondo" (Dasein) e in quel mondo è andato a scuola, ha elaborato le proprie basi di conoscenza; infiniti esempi possono essere condotti su questo punto: quante volte gli studiosi hanno osservato il comparire di certe muffe, di certe fermentazioni in certe condizioni? eppure solo Fleming scoprì la penicillina nel 1928, perché aveva il back-ground di studi e di conoscenze del suo tempo, che gli permise di com-prendere ciò che osservava sotto una luce nuova, e quindi di elaborare una teoria interpretativa.

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