mercoledì 9 aprile 2008

11 IL DUBBIO COME VACCINO CONTRO L’INTEGRALISMO

Il circolo ermeneutico nell'ambito dell'interpretazione di cui ho parlato nel post precedente è un'intuizione geniale. Lo potremmo definire un collegamento ricorsivo di cui il famoso anello di Moebius è la rappresentazione grafica.
Una versione più complessa del circolo ermeneutico è costituita dal punto in cui Heidegger sostiene che la nostra conoscenza del mondo non parte dal nulla (la vecchia teoria della "tabula rasa"), ma è sempre l'articolazione, lo sviluppo di una pre-comprensione originaria, per cui nessuno può sperare di entrare in rapporto con la realtà scevro da pre-supposti e pre-giudizi. Ma questa considerazione, che per le filosofie precedenti era portatrice di pessimismo e sanciva la necessità di combattere questi pregiudizi, assume in Heidegger una dimensione per un certo verso positiva, poiché, una volta che se ne è consapevoli, essa costituisce lo scenario che permette la conoscenza; una volta che se ne è cosapevoli, essa abbatte il mito delle certezze (in nome delle quali troppi roghi, troppi lager l'uomo ha costruito) e apre la porta al dubbio, al legittimo dubbio, all'onesto dubbio, al dubbio che crea, che lascia aperte le porte del dialogo, che non chiude mai fino in fondo i ragionamenti, che non genera ortodossie, non genera dittature. Gadamer ha approfondito e portato alle estreme conseguenze questa idea del pregiudizio, costruttivo quando consapevole.

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